martedì 7 dicembre 2010

THE INGOES


THE INGOES

The Ingoe è il titolo di una canzone di Chuck Berry, ma è anche (con l’aggiunta del plurale - The Ingoes), il nome di questa formazione proveniente da Londra e poco conosciuta, più che altro passata alla “storia” per essere stata la base originaria dalla quale sarebbero poi emersi i leggendari Blossom Toes, di cui parlerò in un altro momento . Tutto nasce dall’idea di Brian Godding, un chitarrista dilettante di 18 anni che, assieme ad un conoscente che lavora nella stessa fabbrica e che risponde al nome di Brian Belshaw; decide di formare un gruppo amatoriale che fosse dedito al culto del suono strumentale alla Shadows. Siamo nel 1963 e i due, Belshaw al basso e Godding alla chitarra, assieme al secondo chitarrista Alan Kensley ed al batterista Steve Love; formano i Grave Diggers. Ben presto il fenomeno incontenibile dei Beatles si impone in tutta l’Inghilterra e da quel momento le cose iniziano a cambiare; Godding e Belshaw scoprono di avere buone doti di compositori e qualità canore, per cui iniziano adaggiungere dei testi alle loro musiche e a creare delle vere canzoni. Dopo un nutrito giro di concerti ai party e nei pub della loro zona, i Grave Diggers decidono che è venuto il momento di passare al professionismo, dopo aver lavorato intensamente al mercato di Soho per racimolare denaro sufficiente per acquistare una nuova strumentazione fanno il grande passo. Due di loro però, Love e Kensley, non sono interessati alla vita da professionista e perciò lasciano subito la band; vengono allora reclutati due esperti musicisti: Eddie Lynch alla chitarra, un tizio che aveva già collaborato con Peter Bardens e Mick Fleetwood; e Colin Martin alla batteria. Lynch è anche lui un esperto compositore, per cui ha inizio una stimolante collaborazione con Godding che porterà alla stesura di materiale valido per il gruppo e anche alla composizione di canzoni per altri artisti. A questo punto la decisione comune di cambiare il nome della band da Grave Diggers a The Ingoes e il conseguente coinvolgimento nel vorticoso fenomeno del rhythm and blues londinese; nel giro di poche settimane i ragazzi si trovano a suonare al famoso Crawdaddy, in precedenza regno assoluto degli Stones e a dividere il palco con gente come gli Yardbirds, i T-Bones e i Tridents di Jeff Beck e addirittura ad avere l’onore di accompagnare in alcune date storiche nella capitale il mitico Sonny Boy Williamson. Giorgio Gomelsky, l’astuto e lungimirante “guru” della scena jazz e r&b inglese, nonchè manager degli Yardbirds prende in amicizia i ragazzi e li mette sotto contratto, e alla fine del 1964 li spedisce in Francia per una serie interminabile di date che finiranno per far prendere qui la residenza al gruppo, un po’ come accadeva contemporaneamente ai Rokes in Italia e ai Renegades in Finlandia. Qui la fama del gruppo ben presto raggiunge livelli colossali e la richiesta di date li porta ad esibirsi in moltissimi posti attraversando tutto il paese, dai night-clubs parigini ai bistrò della Costa Azzurra, fino a sperduti bar in paesini sulle Alpi frequentati da sciatori e montanari. Riescono a stipulare un contratto discografico con la francese Riviera e sempre nel 1965 pubblicano un EP con 4 pezzi: Vien Danser Le Monkiss, a firma del gruppo, le classiche In the Midnight Hours e Mr. Pitiful con l’aggiunta di Pistol Packing Mama; il disco ottiene un discreto successo e un buon piazzamento nelle classifiche del paese e contribuisce a consolidare il successo della band, mentre nel dicembre dello stesso anno curiosamente esce in Italia per la Ricordi un singolo che sul lato A vede Se Non Mi Aiuti Tu, versione nella nostra lingua di Help dei Beatles, mentre dietro trova posto una composizione originale a firma Godding-Lynch, intitolata I Don’t Want You Anymore, un bell’esempio di beat già proiettato verso il futuro, con un tocco di flauto che colora il brano. Dopo un breve periodo in Inghilterra, gli Ingoes fanno ritorno in Francia con un nuovo chitarrista al posto del dimissionario Eddie Lynch, questa volta a suonare lo strumento arriva Jim Cregan e proprio in questo periodo il gruppo ha occasione di incontrare tutta una serie di personaggi legati al mondo del cinema e dell’arte, come ad esempio il pittore Salvador Dalì o il celebre attore Sean Connery. I ragazzi però sono consapevoli che la Francia ormai non può più offrire nulla di nuovo e che (siamo ormai nel 1966), tutta la scena musicale inglese si sta muovendo, agitata da fermenti di straordinaria vitalità; per cui chiedono a Gomelsky di poter rientrare in patria e di avere un supporto manageriale più diretto, per non perdere troppo il contatto con la “scena” e con le novità del momento. Dopo poche settimane dal loro ritorno a casa anche il batterista Colin Martin, per motivi personali abbandona gli Ingoes, per poi approdare un anno più tardi con gli Artwoods ribattezzati St. Valentine Day’s Massacre; e al suo posto, dopo una lunga selezione di candidati viene scelto un eccezionale batterista e raffinato compositore che risponde al nome di Kevin Westlake e da quel momento la sua presenza nella band comincia ad avere un forte influsso sullo sviluppo del loro suono. A metà del 1966 i ragazzi si “ritirano”in una sala prove per alcuni mesi per mettere insieme un nuovo repertorio di brani originali, fortemente influenzati dal nascente underground e alla fine, sempre guidati da Giorgio Gomelsky, emergono da questo ritiro con un immagine ed un nome totalmente rinnovati: erano nati i Blossom Toes, alfieri della prima, acerba ed affascinante psichedelia inglese..... anche se questa, ovviamente è un’altra storia

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